Archivi giornalieri: 6 Maggio 2020

Coronavirus, 29 positivi in piu’ nelle Marche

Oggi, 6 maggio, sono stati 29 i campioni positivi al Coronavirus, sui 981 tamponi analizzati nelle ultime 24 ore.

In totale, nelle Marche, i positivi al nuovo Coronavirus sono giunti a 6421 .

I casi positivi per domicilio/residenza, sono:
1822 (+ 2) in provincia di Ancona,
2604 (+ 18) in provincia di Pesaro Urbino,
1047 (+ 5) in provincia di Macerata,
454 (+ 1) in provincia di Fermo,
285 (+ 0) in provincia di Ascoli Piceno,
209 (+3) domiciliati extra regione.

I ricoverati in terapia intensiva sono 42 (come ieri), su un totale 395 (- 34) ricoverati. I deceduti 943 ( +7).

A San Severino si gira solo con mascherina

A San Severino è obbligatorio girare con la mascherina, almeno fino al 31 maggio. Lo ha deciso il sindaco, Rosa Piermattei, con un’ordinanza.


La mascherina è obbligatoria nei luoghi pubblici, anche all’aperto, nonché negli esercizi commerciali, negli uffici pubblici, negli uffici postali, nelle banche e in ogni altro luogo in cui è previsto l’accesso generalizzato di persone.


Per chi, invitato ad indossare il presidio di protezione non si adegua, è prevista una sanzione amministrativa, fino a 500 euro.


La mascherina è obbligatoria anche nell’attività motoria o sportiva, svolta in forma esclusivamente individuale.

Fonte Comune di San Severino

Coronavirus, morte altre 7 persone nelle Marche

Ieri sera alle 18, il Gores aveva comunicato che erano decedute altre 7 persone: 3 risiedevano in prov. di Pesaro Urbino, 2 in prov. di Ancona, 1 in prov. di Macerata, 1 in prov. di Ascoli Piceno.

In prov. di Macerata è deceduto un uomo di Montecosaro (78 anni).

In totale, nelle Marche, sono decedute 943 persone (di cui 151 domiciliate in provincia di Macerata)

Roberto Zechini e Daniele Di Bonaventura per terremotati e colpiti da Covid-19

Il progetto di raccolta fondi in favore delle famiglie terremotate colpite anche dall’emergenza COVID-19 dell’associazione Musicamdo prosegue il suo cammino accogliendo il supporto di altri due musicisti. Infatti, dopo il video con cui la Musicamdo Jazz Orchestra ha lanciato il progetto di crowdfunding “Musicamdo Jazz for families” sulla piattaforma www.gofundme.com, ora è la volta di Roberto Zechini e Daniele Di Bonaventura. I due musicisti infatti hanno deciso di sostenere la raccolta fondi destinando alla causa parte dei proventi delle vendite del loro nuovo progetto intitolato “Le Mani”.

Il disco, acquistabile in formato digitare sulla piattaforma Exit Live, che contribuirà alla raccolta fondi destinandone una quota delle vendite, è il risultato di un percorso sviluppatosi durante i mesi di quarantena.

Il bandoneonista Di Bonaventura e il chitarrista Zechini intessono un percorso suggestivo sgorgato dallo stato di isolamento forzato della quarantena e arricchitosi con il dialogo a distanza tra i due musicisti, le sperimentazioni nella solitudine delle proprie case, la forza della musica.

Si ricorda che la “Musicamdo Jazz for families” è una iniziativa rivolta ad aiutare i territori dei Comuni di Camerino, Macerata e Tolentino e le famiglie in difficoltà, che a distanza di quattro anni dal terremoto vivono ancora in gravi difficoltà ulteriormente aggravate dall’emergenza epidemiologica da Covid-19. I fondi andranno a incrementare quanto raccolto dai singoli Comuni per sostenere le spese alimentari e di prima necessità delle famiglie in difficoltà.

Coronavirus, la “patente di immunità” è fuorviante e pericolosa

Non esistono ancora dati certi e “avere gli anticorpi” non implica l’abbandono delle mascherine o il calo del distanziamento sociale

Alberto Mantovaniimmunologo di fama internazionale e direttore scientifico dell’Irccs Humanitas, ha spiegato a Genio & Impresa (genioeimpresa.it), il magazine di Assolombarda, che il percorso per il ritorno alla normalità è lungo e dovrà poggiarsi necessariamente su tre pilastri:

affidamento alla scienza,

intraprendenza del sistema produttivo,

rigoroso rispetto di comportamenti responsabili.

Benché sottolinei l’importanza di non abbassare la guardia, Mantovani intravede segnali positivi: “Grazie al confronto con i colleghi in trincea ho la netta percezione che la pressione sui pronto soccorso e sulle terapie intensive si sia effettivamente allentata.

Dal mio punto di vista ora la sfida è come accompagnare la ripartenza, consapevoli che dovremo convivere ancora per molto tempo con le misure di distanziamento sociale”.

La partita più importante si gioca sicuramente sul vaccino, un terreno sul quale l’immunologo si mostra cauto, ma allo stesso tempo speranzoso: “Ci sono centinaia di candidati vaccini nel mondo, ma in un contesto come questo ogni previsione è un azzardo.

Una volta scoperto il vaccino bisognerà renderlo disponibile per centinaia di milioni di persone.

In un report sul Covid-19 dell’Accademia dei Lincei al quale ho contribuito, si parla di 18 mesi, una tempistica verosimile”.

In questa febbrile ricerca che sta mobilitando tutti gli scienziati da una parte all’altra del globo, l’Italia è in prima linea come racconta Mantovani: “Il patrimonio dell’industria italiana è straordinario. Le nostre aziende hanno messo a punto test rapidi e affidabili per il virus, stanno sviluppando test sierologici e sono in corsa per i vaccini. Stanno lavorando in un contesto in cui pubblico e privato marciano a braccetto. Avere una squadra di studiosi, un’industria farmaceutica, diagnostica e di vaccini in casa è un patrimonio incredibile ed è proprio da qui che arriva quell’innovazione che è un’arma contro il virus”.

Per quanto riguarda le terapie, invece, spiega: “Non si troverà “la cura”, ma si otterrà un miglioramento delle cure. Io sono un piccolo alpinista e ragiono così, si va su un tiro di corda dopo l’altro”.

Lo scienziato mette poi in guardia sulla cosiddetta “patente di immunità”, un concetto a suo parere fuorviante e pericoloso, sul quale è intervenuta anche l’OMS, invitando i governi a non utilizzarlo in quanto al momento non esistono prove scientifiche a supporto. “Per chi esce dall’ospedale dopo la malattia ed è negativo al virus, il test sierologico può costituire un foglio rosa, di certo non una patente.

Dobbiamo ricordare alcune cose sugli anticorpinon sono da soli un test diagnostico, visto che la risposta contro questa malattia è molto lenta e la loro presenza non esclude quella del virus. Con le tecnologie che abbiamo adesso gli anticorpi ci mettono fino a 20 giorni a comparire dopo l’esposizione e fino a 15 giorni dopo la comparsa dei sintomi. Al momento, dunque, non abbiamo dati certi e dire a qualcuno “hai gli anticorpi” può indurre a comportamenti irresponsabili.

Adesso, con la consapevolezza che i dati illustrati ogni giorno sono soltanto la punta dell’iceberg, è importante capire quante persone sono state realmente esposte e che livello di immunità di gregge potremmo aver raggiunto”.

Conclude, infine, con un’importante ammonizione: “Non dovremo mai abbassare la guardia: le partite si chiudono al novantesimo, a volte ai supplementari o persino ai rigori. Se si abbassa la guardia perché si crede di aver vinto, la fatica fatta fino ad ora sarà vanificata, dobbiamo continuare ad assumere atteggiamenti responsabili. Il nostro Paese ha una struttura familiare molto salda e richiede ai più forti della nostra popolazione un esercizio maggiore di responsabilità, per proteggere se stessi e i più deboli”.