Torna a tremare la terra in Amandola. Anche oggi, 7 maggio, alle ore 12,31, una prima scossa di magnitudo 3,3 a 4 Km da Amandola, è tornata a impaurire la gente, già provata dal devastante terremoto del 2016 e dalla scossa di due giorni fa.
A questa prima scossa, oggi, ne è seguita un’altra di magnitudo 2,3 alle 14,15.
Le scosse, seppure non molto forti, sono accadute a 10 e 13 Km di profondità e sono state lo stesso minacciose e ben avvertite.
Ad esasperare la gente, si aggiungono l’insufficiente ricostruzione delle zone terremotate e l’emergenza coronavirus.
Nelle ultime 24 ore su 1.232 tamponi analizzati, nelle Marche, 31 sono risultati positivi al Coronavirus (2,5 %).
In totale, nelle Marche, i positivi al nuovo Coronavirus sono giunti a 6452 .
I casi positivi per domicilio/residenza, sono: 1822 (+ 0) in provincia di Ancona, 2630 (+ 26) in provincia di Pesaro Urbino, 1050 (+ 3) in provincia di Macerata, 454 (+ 0) in provincia di Fermo, 286 (+ 1) in provincia di Ascoli Piceno, 210 (+1) domiciliati extra regione.
I ricoverati in terapia intensiva sono 41 (- 1), su un totale 369 (- 26) ricoverati. I deceduti 948 ( +5).
È iniziata la “Fase 2” in cui è consentito potersi allontanare dal proprio domicilio e riprendere con molta prudenza i contatti interpersonali e le attività sociali. Come comportarsi con i bambini? In genere i bimbi superano l’infezione da Covid-19 prevalentemente in modo asintomatico o lieve, sebbene recentemente siano stati riportati casi di bambini che hanno sviluppato la malattia in modo grave. Inoltre, il possibile ruolo di portatore sano li rende un potenziale mezzo di contagio per la loro alta socialità, rischio che sarà ancora maggiore con l’inizio della scuola nel prossimo settembre.
L’ultimo DPCM del 26 aprile prevede l’uso obbligatorio delle mascherine per i bambini al di sopra dei 6 anni, che hanno l’obbligo della frequenza della scuola primaria, e pertanto lo Stato ha il dovere di indicare gli interventi da adottare per assicurare il massimo della protezione. L’assenza dell’obbligo delle mascherine per i bambini di età inferiore ai 6 anni, potrebbe essere dovuta alla difficoltà oggettiva di far indossare ad un bambino di età inferiore ai 6 anni per parecchio tempo la mascherina, ma anche perché la frequenza della scuola materna non è obbligatoria.
Cosa fare quindi? L’Accademia Americana di Pediatria (AAP) ha stilato alcune raccomandazioni e chiarimenti sull’uso delle mascherine in età pediatrica che trova d’accordo i pediatri della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS). “Secondo l’AAP – spiega la Dottoressa Margherita Caroli, pediatra, esperta in nutrizione della SIPPS – i bambini sotto i due anni non devono indossare mascherine non solo per l’oggettiva difficoltà, ma anche per il rischio di soffocamento, che non deve essere sottovalutato. A questa età potrebbero essere utilizzati cappellini o cerchietti con visiera trasparente lunga, che scherma anche occhi, naso e bocca, le vie di ingresso del virus. Non devono indossare la mascherina i bambini affetti da patologie neurologiche o respiratorie e nemmeno i bambini che abbiano difficoltà a levarla da soli. Infine, non dovrebbero indossarla i bambini che con la mascherina si toccano molto più frequentemente il viso perché la protezione indotta dalla mascherina sarebbe invalidata dal più frequente contatto mani-viso. Questi bambini devono quindi adottare in ogni situazione un distanziamento superiore ad un metro”.
“Eccetto le condizioni già citate – aggiunge il Dott. Michele Fiore, pediatra di famiglia SIPPS – tutti i bambini dovrebbero indossare la mascherina in ogni situazione in cui si possano trovare a meno di un metro di distanza da altri bambini o adulti, non appartenenti al suo nucleo famigliare. Se il bambino passeggia o va in bicicletta o gioca all’aperto da solo o con un adulto convivente e non c’è il rischio di incontrare a distanza ravvicinata altre persone non è necessario indossare la mascherina. Invece, la mascherina diventa necessaria se si va al supermercato o si usano mezzi pubblici, in qualunque luogo dove si debba aspettare insieme ad altri ed in tutti i luoghi chiusi dove le distanze non possono essere mantenute e, quindi, chiaramente, anche nell’ambiente scolastico”. “Perché le mascherine possano realmente essere efficaci devono essere molto aderenti al volto – informa il Dott. Francesco Pastore, pediatra di famiglia SIPPS – e quindi devono seguire la linea del naso aggiustando la piccola barretta di metallo al proprio viso e con le estremità che devono aderire al volto, tirando consistentemente gli elastici laterali posti dietro le orecchie. Le mascherine per adulti (10cm x 20cm circa) non assicurano questa aderenza se indossate dai bambini. I bambini dai 2 anni in poi possono utilizzare le mascherine definite “di comunità”, ovvero di stoffa e quindi lavabili e riutilizzabili, previste anche dai DPCM o anche, quando possibile, di TNT, lo stesso materiale con il quale sono realizzate le mascherine chirurgiche. Queste mascherine dovrebbero avere una lunghezza di circa 12 cm ed una larghezza di 5 cm per potersi adattare al viso dei bambini e coprire adeguatamente naso e bocca. Dopo i 6 anni e fino ai 12 anni potrebbero essere utilizzate mascherine di dimensioni maggiori (15cm per 7,5cm) sia di comunità che di TNT ovvero di tipo chirurgico”. La AAP consiglia, e la SIPPS è d’accordo, che i bambini affetti da malattie croniche che hanno bisogno di una protezione maggiore dovrebbero utilizzare le FFP2. È importante, comunque che questi bambini seguano le indicazioni del proprio centro di riferimento. “È importante insegnare ai bambini in che modo devono utilizzare la mascherina, lavandosi sempre prima le mani prima di indossarla e senza toccare la stessa anche quando la devono dismettere – dichiara il Presidente SIPPS, Dott. Giuseppe Di Mauro – ma aiutandosi con gli elastici e poi di nuovo lavarsi le mani. Deve essere per loro un “gioco” che li aiuta a non ammalarsi. E se il bambino non vuole indossare o ha paura della mascherina, come in tutti i processi educativi i genitori devono fare da modelli ed indossare la mascherina per primi, giocando con il bambino con modalità adeguate all’età. Altre azioni per migliorare l’accettazione possono essere, secondo l’età del bambino, far indossare la mascherina al suo pelouche preferito, decorare la mascherina con dei disegni, ecc. In ogni caso far indossare la mascherina per la prima volta in casa in modo che il bambino vi si abitui e non abbia reazioni difficili fuori casa è un’ottima soluzione. “Attenzione, però – ammonisce Di Mauro – l’uso delle mascherine non riduce né annulla la pratica di tutte le altre attività preventive fondamentali: l’osservanza della distanza di sicurezza, il frequente e corretto lavaggio delle mani con acqua e sapone o gel idroalcolici, e, soprattutto, possibilmente, l’isolamento sociale. Ce la faremo ed andrà tutto bene.”
fonte American Academy of Pediatrics Cloth Face Coverings for Children During COVID-19.
Mentre è altalenante l’indice di contagio, nelle Marche, sono decedute con Coronavirus altre 5 persone.
Ieri, 6 maggio, la percentuale dei contagiati era stata del 2,9%.
Il Gores aveva poi comunicato alle 18, che erano decedute altre 5 persone (4 residenti nella prov. di Pesaro Urbino e 1 domiciliata nella prov. di Ancona).
In totale, i morti con Coronavirus, nelle Marche, sono stati 948.
Il Presidente della Provincia di Macerata ha approvato con il decreto n.63 la variante al vigente PRG (Piano Regolatore Generale) del Comune di Macerata, relativa alla individuazione di una nuova zona per attrezzature pubbliche e d’interesse generale, specificatamente destinata ad attrezzature sanitarie e assistenziali, finalizzata alla localizzazione del nuovo ospedale provinciale.
L’approvazione è avvenuta ai sensi della vigente normativa che assegna alla Provincia la competenza per l’espressione del parere di conformità della variante con le normative e le previsioni della pianificazione di carattere sovracomunale, in particolare con il PPAR (Piano Paesistico Ambientale Regionale), il PIT (Piano di Inquadramento Territoriale) e il PTC (Piano Territoriale di Coordinamento) provinciale. “Si tratta di un’importante funzione istituzionale in capo alla Provincia, esclusivamente in materia urbanistica e assetto del territorio – afferma il Presidente Antonio Pettinari – e come tale esula da qualsiasi altra questione riguardo alla futura organizzazione sanitaria del territorio provinciale, nonché della scelta localizzativa della nuova struttura”.
L’area individuata dalla variante è situata in corrispondenza dell’incrocio tra la strada provinciale 485 e la 77, nei pressi dell’ingresso est della frazione di Sforzacosta; ha una consistenza di circa 24 ettari e prevede una capacità edificatoria complessiva di 450.000 metri cubi.
Sull’oggetto della variante la Provincia si era già espressa in precedenza, relativamente alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), necessaria per l’adozione della stessa, rilevando in tale sede la necessità di approfondire le diverse questioni di natura ambientale, paesaggistiche, infrastrutturali, acustiche, di traffico, di trasporto pubblico, di qualità dell’aria, e relative alle opere di mitigazione e compensazione ambientale. Era stata, altresì, rilevata l’esigenza di definire l’organizzazione particolareggiata dell’area, con riferimento all’ingombro massimo delle edificazioni, alle aree per la viabilità, ai parcheggi, al verde e agli accessi carrabili.
Anche a seguito dell’adozione da parte del Consiglio Comunale della variante urbanistica, la maggior parte di tali variazioni non sono state adeguatamente definite.
Per tali motivi, nonché per la rilevanza e consistenza della predetta opera pubblica, si ritiene necessario che la sua realizzazione sia subordinata all’approvazione di uno specifico piano attuativo, escludendo quindi l’intervento edilizio diretto.
Il Consiglio Comunale, sulla base del parere espresso dalla Provincia, potrà ora procedere all’approvazione definitiva della variante.
“Ringrazio per l’impegnativo lavoro svolto il personale del settore urbanistico – conclude Pettinari -, nonostante le notevoli difficoltà legate all’emergenza sanitaria, e per la celerità nella conclusione del procedimento e al conseguente mantenimento degli impegni assunti dall’Amministrazione. A tale proposito ricordo che i termini assegnati dalla legge alla Provincia, a seguito anche delle disposizioni del Covid-19, scadono all’inizio di novembre”.